Un ruolo centrale nella seconda era delle macchine
Per poter meglio comprendere come cambierà il ruolo del Facility Management e quale posizione assumerà nella seconda era delle macchine, meglio conosciuta come quarta rivoluzione industriale (Industria 4.0) è necessario fare un passo indietro e capire cosa rappresenta questa rivoluzione e perché è stata così battezzata.
Cos’è l’Industria 4.0?
Ripercorrendo la storia dell’evoluzione dei sistemi produttivi notiamo che per le prime tre rivoluzioni è più facile identificarne cause e periodi:
- la prima è iniziata in un periodo temporale compreso tra il 1760 e il 1840 circa con l’invenzione del motore a vapore che ha introdotto la produzione meccanica;
- la seconda si è attuata tra la fine del XIX e gli inizi del XX con l’avvento dell’elettricità e del petrolio, che hanno dato vita alla produzione di massa dominata dalla catena di montaggio;
- la terza infine, avviatasi alla fine degli anni 60, è stata definita rivoluzione informatica, perché determinata dalla creazione di macchinari in grado di elaborare e calcolare una mole di dati sino a prima impensabile, evoluti in dispositivi sempre più piccoli per dimensioni, ma potenti per prestazioni, sino all’avvento dei personal computer e della rete internet.
Figlia di questa terza rivoluzione, la quarta prevede la crescente integrazione di sistemi cyber-fisici, in grado di generare un sistema di produzione industriale del tutto automatizzato e interconnesso, un sistema cioè di “fabbriche intelligenti” in cui gli elementi fisici e quelli virtuali dialogano e cooperano, rendendo di fatto possibile non solo personalizzare sempre di più i prodotti, ma creare modelli operativi completamente nuovi.
Perché il ruolo del Facility Management diventa centrale nell’Industria 4.0?
Alcuni elementi però differenziano quest’ultima rivoluzione dalle precedenti: attraverso strumenti e tecnologie oramai accessibili alla gran parte degli utenti, questa rivoluzione si sta diffondendo molto più velocemente e ampiamente rispetto al passato… E non solo, prevede una continua armonizzazione e integrazione tra discipline e ambiti completamente differenti tra loro, poiché genera innovazioni concrete e reali che nascono dall’incontro di tecnologie diverse. Ecco dunque perché il Facility Management, che da sempre coniuga i molteplici volti delle realtà industriali (tecnologico, operativo, umano, strutturale) diventa così attuale e centrale in questa realtà.
Il Facility Management, il cui scopo principale è rendere le imprese sempre più efficienti, è in grado di valutare e analizzare tutta quella serie di complesse innovazioni tecnologiche, operative e strumentali per comprendere come effettivamente impattino sulle realtà produttrici e se generino un vero valore aggiunto.
Parliamo, ad esempio, di quelle tecnologie per la fabbricazione digitale che interagiscono con la dimensione biologica: lo sviluppo dell’ingegneria dei materiali oggi è in grado di elaborare sistemi che favoriscono l’interazione tra il nostro corpo, i prodotti che consumiamo e persino gli edifici in cui risiediamo. Un ulteriore ambito è quello dell’Intelligenza Artificiale, che sta profondamente modificando il nostro stile di vita: veicoli autonomi, droni, assistenti virtuali con cui possiamo persino dialogare, dispositivi in grado di accedere ed elaborare enormi quantità di dati, che ci restituiscono profilazioni di target di utenti o previsioni di mercato. Oppure lo sviluppo di quei software (CMMS, BIM, GIS) in grado di restituire una mappatura completa delle strutture e dei loro impianti energetici per verificarne consumi, possibili efficientamenti e piani di manutenzione predittivi.
In ultimo la sfida più interessante di questa quarta rivoluzione industriale sembra essere quella del mondo del lavoro e delle modalità produttive: il progresso della tecnologia e la diminuzione della percentuale di forza lavoro in rapporto al PIL hanno di fatto portato le aziende a sostituire la forza lavoro con il capitale. In questo scenario diventa necessario garantire capitale intellettuale e innovativo, puntando sull’outsourcing per esternalizzare quei processi lavorativi che non rappresentano il core-business dell’impresa.